Morte del neonato causata da malasanità

La morte del neonato o l’interruzione della gravidanza sono traumi devastanti per i genitori. Il dolore è invincibile se si è coscienti del fatto che la morte del bambino poteva essere evitata.

Perchè chiedere il risarcimento del danno

Il risarcimento relativo alla morte di una persona causata dalla altrui negligenza può fornire le risorse finanziarie necessarie per sopportare le spese mediche sostenute e per compensare le sofferenze psicologiche subite. Tuttavia, in particolare quando si tratta della morte del feto o del bambino, l’interesse primario dei genitori è, non tanto quello di ottenere un risarcimento in denaro, quanto quello che venga fatta giustizia.
Molti genitori, infatti, scelgono di effettuare una richiesta di risarcimento principalmente al fine indurre il personale medico e la struttura ospedaliera ad essere maggiormente accorti durante il loro lavoro e, quindi, evitare future tragedie.

Omicidio colposo del neonato

Per omicidio colposo del neonato si intende la morte di una persona appena nata causata da negligenza, imperizia od imprudenza altrui. Nel caso di danni da parto, i procedimenti giudiziari per morte del neonato vengono rivolti contro il personale sanitario e possono riguardare la morte del figlio o della madre o di entrambi.
Nella maggior parte dei casi di morte del neonato, le persone che ricorrono alle vie legali, sono di solito i genitori o altri parenti del bambino. Tali soggetti possono, inoltre, sporgere querela contro i presunti responsabili per omicidio colposo.

Come vengono esaminati i casi di omicidio colposo del neonato

Il diritto al risarcimento per morte del neonato generalmente si configura quando la condotta dei sanitari che hanno assistito la gestante durante il travaglio e/o il parto sia caratterizzata da negligenza e/o imperizia e/o imprudenza.

I sanitari che abbiano tenuto una condotta censurabile, in altri termini, possono essere ritenuti responsabili per il danno da parto che ha causato la morte del neonato. Nel caso di morte del neonato, è importante sapere che i medici e /o il personale sanitario raramente sono da ritenere responsabili. Le condanne penali del medico per omicidio colposo del neonato sono molto rare e fanno, in genere, riferimento a casi di errori madornali che vengono commessi solo in un numero esiguo di casi.

Per esempio, se la madre subisce un incidente o una condizione improvvisa che causi un danno da cui derivi la morte del feto, il ginecologo e /o il personale sanitario non sono responsabili sia nel caso in cui la loro condotta sia stata impeccabile che nel caso in cui essa sia stata censurabile ma non collegata all'evento morte. Tuttavia, se la condotta dei sanitari è censurabile ed al contempo in nesso causale con la morte del bambino, la famiglia di quest'ultimo potrebbe aver diritto a chiedere il risarcimento del danno.

Al fine di poter considerare la morte del neonato come conseguenza di un reato è necessario che il feto sia vitale nel momento in cui sopraggiunge la morte. Vitale, in termini medici, significa che i neonato sia in grado di sopravvivere da solo al di fuori del grembo materno prima che la negligenza medica provochi la loro morte. La possibilità di sopravvivenza inizia in genere a 24 settimane di gestazione.

Quali danni nel parto possono causare la morte del neonato?

La morte del neonato può essere causata da diversi tipi di danni da parto. La maggior parte di questi è spesso causata da negligenza da parte del personale ostetrico o di altri sanitari presenti durante il travaglio e/o il parto.

I danni fatali più comuni sono dovuti a:

Mancanza di ossigeno (Ipossia)
La privazione di ossigeno è una delle cause principali dei danni da parto. Può non solo causare danno psico-motori come la paralisi cerebrale infantile, ma anche la morte del bambino, soprattutto nel caso in cui esso si trovi ancora nel grembo materno (feto). I medici e gli infermieri che assistono al parto, pertanto, devono fare attenzione a qualsiasi segno di sofferenza del feto, che potrebbe non ricevere abbastanza ossigeno. Le morti da ipossia sono spesso causate da affaticamento durante il travaglio, dal posizionamento del cordone ombelicale avvolto intorno al collo del neonato, o da problemi relativi alla placenta, come placenta previa e distacco della placenta.
In alcuni casi, il bambino rimane incastrato nella zona pelvica della madre, con conseguente mancanza di ossigeno. I medici devono allora agire in fretta. Tuttavia, la forte ed eccessiva forza di trazione esercitata per liberare il bambino può causare altri rischi, come la distocia di spalla, e danni, come la paralisi ostetrica e la paralisi di Klumpke.

Flusso sanguigno ridotto
I bambini hanno bisogno di un apporto adeguato sangue di modo che il cervello e gli altri organi vitali ricevano l’ossigeno e le sostanze nutritive necessarie. Se la quantità di sangue che arriva al neonato durante il travaglio si riduce per lungo tempo o si ferma (ischemia), il cervello, il cuore e gli altri organi non possono funzionare e si arrestano.

Traumi durante il parto
I traumi da parto sono, a volte, causa di morte del neonato, soprattutto in caso di parto complicato. Lo stress dovuto agli inattesi sviluppi di un lungo travaglio, come il disagio del bambino mentre questi si trova ancora nel canale del parto, può cogliere il sanitario alla sprovvista. In una situazione di emergenza, specie in situazioni di disorganizzazione ospedaliera o di eccessivi carichi di lavoro, il medico può agire in maniera negligente. Ad esempio, può causare lesioni irreparabili al bambino mediante un uso non corretto del forcipe o della ventosa ostetrica. Nei casi in cui il sanitario usi i detti strumenti in maniera impropria o applicando una forza eccessiva potrebbe causare profonde lacerazioni al cranio del bambino o traumi gravi, tali da uccidere il bambino stesso.

Altri danni da parto che possono causare la morte de neonato sono:
• Emorragia pre-parto (APH) o sanguinamento durante la gravidanza
• Eclampsia
• Placenta previa
• Distacco della placenta
• Rottura dell'utero
• Ittero neonatale non curato
• Kernittero
• Danni al midollo spinale

Esempi di errori medici che possono causare la morte del neonato

Una morte per colpa medica può essere causata da una serie di errori diversi: ostetrii e ginecologi sono spesso responsabili della morte di feti e neonati, mentre pediatri e altri medici possono essere responsabili della morte di bambini piccoli, bambini in età prescolare e scolare.

  • Morte ingiusta nei neonati e nei lattanti
  • Mancata identificazione dei fattori di rischio per lesioni alla nascita potenzialmente mortali
  • Mancata diagnosi di condizioni materne come infezione, diabete gestazionale o preeclampsia che provocano la morte del neonato
  • Errori durante il travaglio o il parto che causano traumi fatali alla nascita
  • Mancata rilevazione e/o trattamento della sofferenza fetale
  • Errori nella rianimazione del neonato
  • Mancata diagnosi o trattamento di condizioni neonatali come l'ipertensione polmonare persistente del neonato o l'idrocefalo
  • Mancato riconoscimento di una lesione alla nascita che provoca la morte pochi mesi o anni dopo
  • Mancata diagnosi o trattamento dell'infezione del neonato
  • Mancata diagnosi o trattamento della meningite

I danni risarcibili in caso di morte del neonato causata da malasanità

I prossimi congiunti del neonato deceduto a causa di errori medici hanno diritto ad ottenere il risarcimento dei seguenti tipi di danni:

Danno trasmissibile per eredità

a) Danno biologico: si tratta del peggioramento della salute patito dalla vittima. Il danneggiato acquisisce il diritto al risarcimento del danno biologico subito per l'effettiva durata della sua sopravvivenza. Si tratta di un danno alla salute, che se pure è temporaneo, è massimo nella sua entità ed intensità (cd. danno biologico terminale) (cfr. Cass. civ, n. 18305/2003; Cass. civ. 16 maggio 2003 n. 7632)

b) Danno morale: la sofferenza psichica patita dalla vittima delle lesioni fisiche (c.d. danno tanatologico). E' risarcibile alla condizione che si fornisca la prova che la vittima era in grado di percepire il proprio stato, lucidamente assistendo allo spegnersi della propria vita.

Danni risarcibili "iure proprio" dai familiari

a) Danno biologico. Si tratta dello stato di alterazione psicofisica del richiedente determinato dalla morte della vittima.

b) Danno morale da perdita del congiunto. Può assumere, in linea generale, una duplice connotazione: una soggettiva, un'altra oggettiva. La prima attiene a tutte le conseguenze soggettive che derivano al danneggiato dalla privazione del vincolo parentale inciso. Si ha riguardo, sotto tale profilo, al dispiacere, allo strazio, all'angoscia, insomma a tutti gli sconvolgimenti dell'animo che è costretto a vivere il soggetto che abbia subito la perdita; tali sofferenze, peraltro, non vanno più limitate - oggi - solo a quelle provate dall'interessato al momento del fatto (vecchio danno morale soggettivo "transeunte"), ben potendo ricomprendere i patimenti soggettivi dell'individuo capaci di durare nel tempo e protrarsi negli anni a decorrere dal fatto illecito (nuova configurazione del danno morale da sofferenza, SS.UU.). La seconda dimensione del danno riguarda i riflessi oggettivi della lesione da perdita del congiunto. Rilevano in tal caso tutte le compromissioni e gli effetti negativi che l'individuo subisce nell'ambito della sua sfera familiare, dotati di un loro autonomo disvalore a prescindere dalla sofferenza soggettiva cagionata alla sfera interiore.

c) Danno economico. Le eventuali spese mediche per il trattamento dell'aggravamento della salute del bambino e le spese direttamente collegate al suo decesso (spese funerarie ecc.)

Assistenza legale per danni da parto

Gli avvocati di Dannidaparto.legal hanno un'esperienza pluriennale in casi di danni occorsi al neonato e alla madre a causa errori medici. Lo studio è sito in Roma e segue le famiglie con danni da parto in tutta Italia e vanta una numerosa serie di casi risolti con risarcimenti milionari.

L'avv. Stefano Gallo ha ottenuto il prestigioso premio Le Fonti Awards 2019 come "Avvocato dell'Anno in materia di risarcimento dei danni".

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