Quali esami dovrebbe eseguire il ginecologo durante la gravidanza per assicurarsi che il feto è in salute e cresce normalmente?

Quando una donna vive la prima gravidanza, la quantità di informazioni a lei date riguardo le cure prenatali potrebbe essere eccessiva e poco chiara. L’elenco riportato di seguito è un sommario degli esami che i medici dovrebbero eseguire al fine di valutare lo stato di salute del nascituro. Generalmente, in seguito al parto, i genitori si rendono conto se il loro bambino è malato. Ma quando il piccolo è ancora nel grembo materno, percepire il malessere del feto non è così semplice. A volte, durante la gravidanza, si presentano situazioni che causanouna mancanza di ossigeno nel bambino. Una serie di esami diagnostici possono individuare tali problemi che, se non trattati, causano danni permanenti al cervello. Lo scopo principale di dei detti esami diagnostici (test prenatali) è quello di identificare i bambini a rischio di lesioni celebrali al fine di porre in essere tutte le contromisure necessarie al fine che tale rischi si concretizzi.
I danni celebrali che si manifestano durante la gravidanza o in prossimità del parto possono causare condizioni permanenti come paralisi celebrale infantile, encefalopatia ipossico-ischemica, leucomalacia periventricolare, ritardo mentale eo fisico e idrocefalia.

Ipossia fetale e danni cerebrali permanenti

La mancanza di ossigeno (ipossia) e l’acidosi (l’aci

dificazione del sangue del bambino conseguente all’ipossia) generalmente generano danni celebrali. Se il feto ha un deficit di ossigeno, gli esami evidenzieranno determinati segnali quali la riduzione del liquido amniotico, una diminuzione dei movimenti fetali, cambiamenti nel flusso del sangue e un lento battito cardiaco del feto. Quando un bambino è in ipossia, i recettori del cervello e i vasi mandano segnali che comportano un rallentamento del battito cardiaco. Durante gli esami prenatali talki decelerazioni possono essere rilevate. Una lenta decelerazione indica che il battito del cuore del bambino è sceso al di sotto della soglia limite in seguito alle contrazioni. Tale decelerazione è particolarmente marcata durante le contrazioni finali. Quando il bambino riceve una quantità d’ossigeno via via minore, i suoi movimenti all’interno dell’utero tendono progressivamente a diminuire nel tentativo innato del piccolo di conservare l’ossigeno (e l’energia). Una completa interruzione dei movimenti del bambino nel ventre materno spesso è un segno che è in corso una diminuzione di ossigeno nel cervello (e nel sistema nervoso centrale), situazione spesso associata a danni neurologici.
Il liquido amniotico si riduce quando il bambino è in ipossia perché il corpo del piccolo indirizzerà tutto il flusso del sangue verso gli organi più importanti, come il cuore ed il cervello, e organi come i reni, che producono l’urina, ne restano privi. Diminuisce così la produzione di urina, ciò causa una riduzione del liquido amniotico poiché l’urina è uno dei fluidi di cui è composto il liquido amniotico.

Esami per la diagnosi e la prevenzione dell’ipossia e dei danni celebrali nel feto

Se un bambino comincia a mostrare segni di ipossia, si dice che è in sofferenza fetale. I test che rilevano i principali segni di sofferenza fetale sono elencati qui di seguito.

NONSTRESS TEST (NST)
Il non stress test, o NST, può essere eseguito già all’inizio del terzo trimestre, e può essere fatto anche in tarda gravidanza, se necessario. Nella maggior parte dei casi si esegue tra la trentottesima e la quarantaduesima settimana di gravidanza. Il NST viene effettuato per garantire che il battito del cuore del feto aumenti mentre il piccolo si muove o scalcia, così come per noi adulti il battito cardiaco accelera quando facciamo esercizio fisico. Il NST fornisce informazioni circa il battito del cuore del bambino in risposta al suo movimento. Se il bambino non sta ricevendo il sufficiente apporto di ossigeno dalla placenta, il battito del suo cuore non aumenterà durante il movimento. Questo è un esito di non reattività. Se l’apporto di ossigeno è adeguato per il bambino, si vedrà un’accelerazione del battito, si verifica perciò un comportamento reattivo. Un’accelerazione corrisponde ad un aumento del battito del cuore per almeno 15 secondi, con un incremento di almeno 15 battiti al minuto. La presenza di un’accelerazione è indice che il feto sta ricevendo il giusto apporto di sangue ossigenato. Durante la gravidanza l’aumento della frequenza cardiaca è uno dei principali segni del benessere del bambino.

Questo esame viene generalmente eseguito se la neo mamma è avanti con l’età o anche se la gravidanza è considerata a rischio. Altre ragioni per cui è consigliato eseguire questo test sono le seguenti:

  • La mamma soffre di ipertensione/preeclampsia
  • La mamma manifesta diabete gestionale o diabete già trattato con farmaci o qualsiasi altra condizione medica che potrebbe influire sulla gravidanza
  • Il feto è troppo piccolo o non cresce come dovrebbe (ritardo della crescita fetale)
  • Il feto è meno attivo del normale
  • C’è troppo o troppo poco liquido amniotico (polidramnios/oligoidramnios)
  • La mamma ha già subito procedure, come una versione cefalica esterna (che gira il bambino dalla posizione podalica alla cefalica) o l’amniocentesi al terzo trimestre (per determinare se i polmoni del feto sono maturi abbastanza o controllare infezioni uterine, come corionamnionite.
  • La mamma ha precedentemente perso un bambino durante la seconda metà della gravidanza. In questo caso il NST test deve essere fatto prima della ventottesima settimana
  • Al bambino è stata diagnosticata un’anomalia e deve essere monitorato.

STRESS TEST DELLE CONTRAZIONI (CST)
Un CST si esegue alla trentaquattresima settimana di gestazione o dopo per determinare se il feto sopporterà i ridotti livelli di ossigeno che si presentano durante le contrazioni. In altre parole, un CST si fa per garantire che il bambino e la placenta sono in buona salute e che durante il parto, il bambino potrà prendere l’ossigeno, se ne avrà bisogno, dalla placenta. Durante un CST, la mamma sta sdraiata sul suo lato sinistro. Due medici sono in prossimità della zona addominale: uno controlla il battito del cuore del piccolo, l’altro registra le contrazioni. Un’apparecchio registra il battiti del cuore del feto e le contrazioni su due linee separate in un foglio grafico così che i medici possano interpretarle. Se la madre non ha contrazioni per i primi 15 minuti del test, le può essere somministrata Pitocina (ossitocina), che induce le contrazioni. Il CST è basato sulla premessa che durante le contrazioni uterine il passaggio di ossigeno al bambino viene temporaneamente ristretto, e che un bambino che già soffre di ipossia potrà avere, al termine della gravidanza, ulteriori decelerazioni. Le contrazioni riducono l’apporto di ossigeno al feto perché durante questo evento il flusso di sangue ricco di ossigeno che va al bambino rallenta. Quando la placenta è in buona salute, contiene delle riserve extra di sangue ossigenato pronto per soddisfare le esigenze del bambino, durante e dopo la contrazione. Se, però, la placenta non sta funzionando perfettamente, il bambino non potrà ricevere l’ossigeno sufficiente e il suo battito cardiaco diminuirà dopo una contrazione. Il CST è simile all’ NST con l’unica differenza che la valutazione sul battito cardiaco viene valutata come accelerazione in risposa ad una contrazione. Il CST non viene tuttavia utilizzato molto spesso poiché è molto dispendioso e più rischioso di altri esami. Infatti la somministrazione di Pitocina è rischiosa poiché non c’è modo i prevedere come questa sostanza interagirà con ciascuna mamma e ciascun bambino. Inoltre i farmaci che come la Pitocina inducono il parto hanno un’elevato numero di controindicazioni, come la placenta previa.

VOLUME DEL LIQUIDO AMNIOTICO (AVF)
Il feto è soggetto al rischio di lesioni quando l’AVF è troppo basso (oligoidramnios) o troppo alto (polidramnios). Il liquido amniotico è un liquido sterile protettivo che circonda il bambino nel ventre materno. Anomalie nel volume del liquido sono associate con molte differenti complicazioni della gravidanza, compresa la rottura prematura della membrana (PROM), parto prematuro, instabilità/anormalità nella posizione del feto (girato di faccia o in posizione podalica), distacco della placenta, compressione del cordone ombelicale, riduzioni della crescita fetale e risultati prenatali avversi, come l’encefalopatia ipossico-ischemica, che può causare paralisi celebrale, leucomalacia periventricolare o disabilità intellettuali o nello sviluppo. Attraverso l’ecografia si può ottenere la misurazione dell’indice del liquido amniotico, o AFI. L’AFI è calcolato attraverso la misura dello spessore del liquido amniotico in quattro sezioni dell’addome successivamente sommate insieme. Nel breve periodo, un AFI compreso tra 9 e 18 centimetri è considerato normale, tra 5 e 8 cm un valore limite e inferiore a 5 un valore anormale. Un’improvvisa diminuzione del liquido amniotico o una significativa riduzione in un breve periodo di tempo è considerata anormale anche se il valore dell’AFI rimane sopra i 5 cm. Intorno alle 20/35 settimane di gestazione, l’AFI in una gravidanza sana è di circa 14 centimetri. Nelle settimane 34/36, il liquido amniotico comincia a diminuire in preparazione al parto. In alternativa all’AFI si può determinare il livello massimo del liquido, che corrisponde alla misurazione della singola verticale più profonda del liquido amniotico identificata attraverso ecografie e misurazioni. Questo tipo di indagini fanno parte dei profili biofisici (BPP) che saranno discussi in seguito. Di norma il liquido amniotico aumenta costantemente fino ad un litro circa per 34/36 settimane, in seguito diminuisce; molti studi riportano una diminuzione di circa il 25% a settimana. Il tasso di riduzione può essere così alto da arrivare a 150 millilitri a settimana tra la trentottesima e la quarantatreesima. In alcuni casi di oligoidramnios, il volume residuo può essere di pochi millilitri. Generalmente si definisce polidramnios quando si hanno circa 2000 millilitri di liquido amniotico, un valore di verticale massimo superiore a 8 centimetri o un AFI superiore a 25 centimetri. Ciò può essere una conseguenza di un’eccessiva produzione di urina da parte del feto, una diminuzione della deglutizione del feto o un’ aumento dell’acqua trasferita al bambino attraverso la placenta. Se l’AFI è anormale, ci può essere la necessità di un parto anticipato, specialmente se non se ne riesce a capire la causa. I fattori utilizzati per determinare se è necessario un parto prematuro includono anche molti altri fattori che evidenziano una sofferenza fetale, come un battito cardiaco anormale o non rassicurante, o se i polmoni del bambino sono maturi.

PROFILO BIOFISICO (BPP)
Il profilo biofisico (BPP) può essere eseguito già all’inizio del terzo trimestre. L’esame viene effettuato attraverso un’ecografia accurata di circa 30 minuti. Il BPP include anche: l’ NST, una misurazione mediante ecografia dell’AFV, osservazione della presenza o dell’assenza di movimenti respiratori fetali, macroscopici movimenti del corpo e il tono fisico (nei movimenti de riflesso e di estensione). Ogni parametro ha un punteggio assegnato. Il BPP è usato per valutare gli indicatori di un’improvvisa insorgenza di ipossia così come di un’ipossia in corso. Un’insorgenza improvvisa (e acuta) trova riscontro nell’ NST, nella respirazione e nei movimenti del corpo evidenziati con il BPP; mentre per ipossia cronica (o in corso) trova riscontro con l’AFV. Il BPP modificato (mBPP) comprende l’ NST, che misura l’apice dell’ossigenazione, e l’ AFI, per misurare l’ossigenazione a lungo termine. Il BPP prevede la presenza o l’assenza di asfissia fetale (grave ipossia) così come il rischio di morte durante il periodo prenatale (o nel breve periodo dopo la nascita). Quando il BPP individua anomalie nel bambino, i medici possono attivarsi prima che l’acidosi progressiva causi al feto la morte o permanenti danni celebrali. Una precauzione che, in caso di anomalie, deve essere necessariamente presa è quella di programmare il parto cesareo.

ECOGRAFIA DOPPLER
Anche questo esame può essere eseguito all’inizio del terzo trimestre. Questo esame misura il flusso del sangue nella madre e i vasi sanguinei del piccolo, fornisce ai medici informazioni circa il flusso del sangue utero placentare e le risposte del bambino alle sollecitazioni fisiologiche. Quando i vasi nella placenta si sviluppano in modo anomalo (come in caso di preclampsia, ipertensione o anemia falciforme), si verificano progressivi cambiamenti del flusso sanguigno nella placenta, così come del flusso sanguigno, della pressione del sangue e del battito cardiaco nel feto. Tutto ciò causa problemi di circolazione nella placenta e nel feto. L’ecografia doppler usa misurazioni di specifici vasi, come ad esempio l’arteria ombelicale, che possono indicare gravi complicazioni e disfunzioni dei gruppi di vasi diretti in placenta. Quando il funzionamento di questi vasi risulta essere compromesso, il bambino può subire una significativa diminuzione dell’ossigeno, determinati vasi possono restringersi e altri dilatarsi per direzionare il flusso del sangue verso gli organi più importanti, come il cuore e il cervello. Se si verifica questa situazione, la circolazione attraverso l’arteria ombelicale può modificarsi ancora di più in risposta alla privazione di ossigeno in corso. Le misurazioni effettuate con l’ecografia doppler del flusso sanguigno sono correlate con l’acidosi nel bambino. In contrasto con molti altri esame di valutazione fetale, l’ecografia doppler prevede rigorose indagini. Le misurazioni sono molto specifiche e mostrano il flusso nei differenti vasi e possono localizzare il flusso nella componente materna della placenta. Ogni anomalia evidenziata dall’ecografia doppler deve essere attentamente monitorata e deve essere immediatamente considerata la tempistica del parto.

Test prenatali e malasanità

Quando i sopraelencati test prenatali vengono effettuati, i medici devono essere pronti ad intervenire di fronte a dati allarmanti. Un bambino può nascere alla ventiquattresima settimana (l’età gestazionale sufficiente allo sviluppo dei polmoni). I medici, durante l’esecuzione dei test prenatali, devono seguire precisi standard di cura. Alcuni esami vengono regolarmente richiesti, e se la gravidanza è ad alto rischio o la mamma manifesta sintomi di complicazione nella gravidanza, è il caso che vengano prescritti anche esami più specifici. La sofferenza fetale deve essere prontamente riconosciuta e le cause di tale condizione velocemente trattate. Ciò in quanto la sofferenza fetale è quasi sempre indice che il bambino non sta ricevendo ossigeno a sufficienza. Spesso, scegliere di far partorire la madre con un cesareo d’emergenza è la migliore soluzione per il bambino in sofferenza. Non riconoscere ed identificare i segni di stress fetale è un grave segno di negligenza dei medici. La sofferenza dovrebbe essere sempre considerata. La mancata esecuzione di appropriati test prenatali e il mancato riconoscimento della sofferenza fetale è un atto di negligenza. Se la negligenza causa danni permanenti al bambino, si verifica una situazione di malasanità.

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