L’ossitocina è un farmaco spesso usato per indurre il parto o accelerare il travaglio. Se somministrata in maniera errata, l’ossitocina può causare gravi lesioni alla madre e al bambino. Le lesioni al bambino includono danni al cervello, encefalopatia ipossico-ischemica o asfissia perinatale, lesioni traumatiche e paralisi cerebrale infantile, tra cui tetraparesi spastica.
L’ossitocina generica è una forma sintetica dell’ossitocina, un ormone prodotto nel corpo della donna. L’ossitocina viene prodotta in grande quantità durante il parto e provoca le contrazioni uterine. Spesso, durante il parto l’ossitocina viene somministrata per endovena per favorire le contrazioni uterine, accelerare il travaglio o per ridurre il tempo fra una contrazione e l’altra. Le contrazioni indotte in questo modo sono più forti e durano più a lungo.
Gli effetti di contrazioni eccessivamente intense sull’apporto di ossigeno al bambino
La placenta è un organo estremamente efficiente che in genere ha la capacità di gestire problemi che sorgono naturalmente durante il suo funzionamento. L’impazienza dell’equipe medica che si prende cura della mamma e del bambino durante il travaglio e il parto può determinare un impedimento del funzionamento della placenta. Un uso improprio di ossitocina può, infatti, ostacolare la capacità della placenta di apportare l’ossigeno al bambino.
La placenta è attaccata alle pareti uterine ed è costituita da vasi sanguigni contenenti il sangue ricco di ossigeno e nutrimenti che, attraverso il cordone ombelicale, viene trasportato al feto. Tra una contrazione e l’altra, la placenta è ‘a riposo’ e il sangue e l’ossigeno scorrono liberamente. Quando l’utero si contrae a causa delle contrazioni, invece, il flusso di sangue si rallenta o si blocca. Affinché la placenta funzioni correttamente è necessario che vi sia una pausa sufficiente fra una contrazione l’altra che dia modo alla placenta di ricaricarsi con un rifornimento di nuovo sangue ed ossigeno.
La riduzione del lasso di tempo tra una contrazione e l’altra, provoca una diminuzione dell’apporto di ossigeno al bambino. Quando le contrazioni sono troppo frequenti o intense sia il bambino che la madre possono subire gravi lesioni.
I pericoli associati all’uso di ossitocina
L’ossitocina deve essere somministrata con moltissima cautela, in primo luogo, in quanto non esistono metodi per misurare gli effetti del farmaco sull’utero e le tecniche di monitoraggio, sia esterne che interne, lasciano troppo spazio a supposizioni. In secondo luogo, perché gli effetti di una qualsiasi dose di ossitocina variano notevolmente in relazione al soggetto a cui viene somministrata: può causare contrazioni eccessive e forti o non aver alcun effetto sulle contrazioni. Inoltre il farmaco funziona molto lentamente e una dose standard non ha effetto fino a 40 minuti dopo la somministrazione. Pertanto, se i medici o gli ostetrici somministrano una dose aggiuntiva prima dello scadere dei 40 minuti, la seconda dose sarà stata somministrata prima che si venga a conoscenza degli effetti della prima dose.
Un uso eccessivo di ossitocina può avere l’effetto di provocare una riduzione del lasso di tempo tra una contrazione e l’altra (2-3 minuti) e ridurre, di conseguenza, la capacità della placenta di rifornirsi di ossigeno. Quando le contrazioni sono troppo frequenti o troppo forti (iperstimolazione) il cervello del bambino potrebbe non ricevere abbastanza ossigeno e, conseguentemente, subire danno che potrebbero risultare in paralisi cerebrale infantile, ritardo mentale o altre disabilità.
Complicazioni neonatali e fetali e lesioni associate all’uso di ossitocina
Oltre a causare una riduzione nel livello di ossigeno del bambino, l’ossitocina e le contrazioni uterine eccessive sono fra i fattori di rischio più gravi dell’acidemia fetale (il sangue del bambino risulta molto acidico alla nascita), che a sua volta, causa danni alle cellule del corpo del bambino e soprattutto nel cervello.
Di seguito si indicano le complicazioni collegate all’uso di ossitocina:
- Sofferenza fetale
- Ipertensione (aumento della pressione del sangue)
- Bradicardia (diminuzione della frequenza cardiaca)
- Decelerazioni del battito cardiaco
- Tachicardia (aumento della frequenza cardiaca)
- Aritmia cardiaca
- Asfissia o encefalopatia ipossico ischemica
- Acidemia fetale
- Lesioni al cervello come paralisi cerebrale
- Convulsioni neonatali
- Indice Agpar basso
- Emorragie della retina
- Traumi al cranio del feto, incluse emorragie al cervello
- Ittero
Molte lesioni possono avvenire quando il personale medico tenta di prolungare il parto vaginale invece di effettuare un taglio cesareo. Un uso improprio di farmaci per il parto indotto e di ventosa e forcipe possono causare lesioni gravissime e permanenti. E’ perciò essenziale che il team medico coinvolto nel travaglio e nel parto sia abilitato in tutti gli interventi e le procedure ostetriche e che seguano gli standard di cura prestabiliti.
Complicazioni materne e lesioni associate all’uso di ossitocina
L’ossitocina è una delle cause più comuni di lacerazione dell’utero. Studi recenti hanno rilevatop che in una struttura medica, l’ossitocina era stata somministrata nel 77% dei casi di rottura dell'utero. Le complicazioni e lesioni materne associate all’ossitocina includono:
- Contrazioni uterini forti e prolungate
- Lacerazioni dell’utero
- Emorragia post-partum
- Intossicazione d’acqua (troppa acqua nel corpo che provoca uno sbilancio degli elettroliti che può causare disturbi al cervello che si rivelano fatali)
- Emorragia subaracnoidea (emorragia tra le membrane del cervello)
- Tachicardia, bradicardia, contrazioni ventricolari premature e altre aritmie cardiache
- Flusso sanguigno non regolare nell’utero
- Ipotensione
- Ipertensione
- Shock anafilattico
- Nausea e vomito
- Ematoma pelvico (accumulo di sangue nelle pareti del bacino)
Ossitocina: uso consigliato e controindicazioni
Il parto cesareo non è pericoloso come lo era un tempo ed ormai, in Italia, è una procedura abbastanza sicura. Per questo motivo, oltre che alle gravi complicazioni che possono seguire l’uso dell’ossitocina, studi recenti sconsigliano l’eccedere i livelli fisiologici di attività uterina al fine di forzare un parto vaginale. Infatti, l’uso di ossitocina è consigliato solo nel caso in cui proseguire la gravidanza potrebbe mettere in pericolo la madre o il bambino. In altre parole, l’ossitocina va usata solo in casi d’emergenza e viene controindicata nei seguenti casi:
- Sproporzione cefalo pelvica
- Presentazione o posizione fetale sfavorevole
- Emergenze ostetriche in cui si favorisce un intervento chirurgico
- Prolasso del cordone ombelicale
- L’attività dell’utero non progredisce in modo adeguato
- Utero iperattivo o ipotonico
- Parto vaginale sconsigliato
- Cicatrici uterine da parto cesareo precedente o da altro tipo di intervento all’utero o al collo dell’utero
- Ipersensibilità all’ossitocina
Errori nell’uso dell’ossitocina
Nel 2009 l’”American Journal of Obstetrics and Gynecology”, una delle principali riviste mediche ginecologiche, ha pubblicato un’opinione clinica nella quale venivano fatte le seguenti raccomandazioni sull’uso dell’ossitocina:
- L’ossitocina dovrebbe essere somministrata in dosi basse, soprattutto all’inizio del trattamento
- Il monitoraggio fetale deve essere effettuato costantemente
- Le contrazioni sono accettabili quando si presentano ogni 2-3 minuti e durano tra gli 80 e 90 secondi
- Se il livello delle contrazioni è tornato accettabile non esiste alcuna giustificazione per la somministrazione di un’ulteriore dose di ossitocina
- E’ indicato il parto cesareo (e non un ulteriore dose di ossitocina) quando livelli accettabili di attività uterina sono stati raggiunti con una dose più bassa possibile di ossitocina ma il travaglio non procede in maniera regolare.
La pericolosità dell’ossitocina è oggi acclarata. Studi scientifici hanno concluso che il benessere e la salute del feto vengono compromessi da una iper-stimolazione dell’utero indotta da ossitocina durante il travaglio. E’ necessario quindi che la somministrazione di tale farmaco sia limitata a casi di parto indotto d’emergenza e che vengano condotti monitoraggi fetali appropriati. Se il team medico non segue queste linee guida si verifica un caso di negligenza. Se il risultato della negligenza sono lesioni al bambino o alla madre questi ultimi avranno diritto al risarcimento del danno sia da parte del medico che della struttura ospedaliera.
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