Rianimazione del neonato: quando e come si deve fare

Tutte le cellule, i tessuti e gli organi del corpo umano necessitano di un apporto continuo e ininterrotto di ossigeno, elemento essenziale per la vita.

Il bisogno di ossigeno inizia già nelle primissime fasi dello sviluppo fetale e della gestazione e per tutta la gravidanza la sopravvivenza del feto dipende dall’apporto di ossigeno trasportato dal cordone ombelicale e dalla placenta.

Se il parto procede senza complicazioni, appena nato il bambino inizia a respirare in modo autonomo senza alcun ausilio; questo passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina è la fase finale e più critica del parto. Fortunatamente, oltre il 90% dei neonati completa il passaggio alla respirazione autonoma da solo e senza alcuna assistenza, mentre il 10% dei nuovi nati può necessitare di una qualche forma di intervento medico. Per l’1% dei nati può essere necessaria la rianimazione neonatale.

Cos'è la rianimazione neonatale?

Per rianimazione neonatale si intende l’insieme delle tecniche di intervento medico di emergenza impiegate immediatamente dopo il parto per assistere i bambini che non sono in grado di respirare autonomamente.

Appena nasce, è molto importante che il bambino inizi subito a respirare da solo; se ciò non avviene corre il rischio di asfissia neonatale con conseguenti gravi lesioni cerebrali e persino la morte del neonato.

Quando è necessaria la rianimazione neonatale?

La rianimazione neonatale è necessaria ogni qualvolta il neonato mostra difficoltà o incapacità a respirare in modo autonomo dopo il parto, condizione che i medici constatano una volta che il bambino è nato. Nonostante esista una serie di indicatori e sintomi di una eventuale difficoltà respiratoria (mancanza di un pianto normale e vigoroso, frequenza cardiaca anormale), la semplice osservazione dell’atto respiratorio del neonato da parte del medico rimane il metodo diagnostico principale.

Nel caso in cui il medico osservi anomalie respiratorie è importante che intervenga nel minor tempo possibile così da evitare danni al bambino; è per questo che è di fondamentale importanza l’identificazione precoce di eventuali fattori di rischio per poter intervenire prontamente in caso di complicazioni predisponendo una squadra di rianimazione neonatale in sala parto pronta a intervenire tempestivamente al primo segno di difficoltà respiratoria.

Il principale fattore di rischio per i problemi respiratori del neonato è la prematurità. Durante le settimane e i giorni finali di una gravidanza a termine, si verificano complessi cambiamenti fisiologici che preparano i polmoni e il sistema respiratorio del bambino al passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina per essere pronti a respirare in modo autonomo.

Nei giorni precedenti al parto, i polmoni del bambino iniziano a produrre meno liquidi e durante il parto le contrazioni aiutano ulteriormente a espellere fluidi. Al momento della nascita i polmoni devono essere sufficientemente puliti per permettere al bambino di respirare in modo autonomo ed entro 6-10 ore dalla nascita il liquido polmonare del feto deve essere completamente eliminato.

Quando un bambino nasce prematuro, però, questi preparativi finali vengono interrotti, rendendo molto più probabile che il neonato manifesti difficoltà respiratorie. Di seguito sono elencati altri fattori di rischio e sintomi associati alla necessità di rianimazione neonatale:

Tecniche di rianimazione neonatale

L’associazioni pediatriche e altre organizzazioni hanno indicato le linee guida per le procedure da seguire nella rianimazione neonatale che oggi costituiscono la base della maggior parte degli interventi di rianimazione neonatale.

Fase 1: la prima fase della rianimazione neonatale è la prevenzione dello "stress da freddo", condizione che si verifica quando il neonato perde rapidamente calore corporeo uscendo dal caldo ambiente interno dell’utero. Lo stress da freddo può causare costrizione vascolare complicando i problemi respiratori del neonato. Per evitare ciò è opportuno far indossare al bambino un cappello caldo posizionando il neonato sotto una lampada termica radiante.

Fase 2: la seconda fase consiste nella pulizia delle vie aeree del bambino. A volte le difficoltà respiratorie del bambino sono causate da un eccesso di liquidi nella bocca, nella gola e nel naso. La rimozione del liquido ostruttivo dalle vie aeree del bambino (procedimento chiamato aspirazione) viene effettuata con una siringa a bulbo o con un catetere di aspirazione che vengono inseriti nelle vie aeree per aspirare ed eliminare qualsiasi fluido libero. Solitamente viene aspirata prima la bocca per evitare eventuali conati di vomito causati dall'aspirazione del naso. Per la maggior parte dei neonati che presentano problemi respiratori, la rianimazione neonatale è completa dopo la fase 2 poiché generalmente non sono necessari ulteriori interventi. Pertanto, una volta completati i primi 2 passaggi, i medici valuteranno la capacità del bambino di respirare autonomamente e di ricevere sufficiente quantità di ossigeno. Nel caso in cui il neonato continui a non respirare correttamente, sarà necessario adottare misure di rianimazione più incisive.

Fase 3: la terza fase della rianimazione neonatale prevede la somministrazione di ossigeno e/o la ventilazione manuale utilizzando una maschera dotata di un pallone. Il bambino viene spostato in una posizione tale da consentire l'apertura delle vie aeree e viene applicata una maschera di dimensioni adeguate sul naso. I medici, quindi, comprimeranno la sacca di ventilazione e monitoreranno il normale sollevamento del torace, indice dell’entrata di aria nei polmoni; viceversa, sarà necessario effettuare delle compressioni toraciche.

Fase 4: se il bambino continua a mostrare segni di distress respiratorio è necessario intubare. L'intubazione è una procedura chirurgica in cui un tubo respiratorio endotracheale viene inserito attraverso la gola e collegato a un ventilatore meccanico. Questo intervento è particolarmente difficile da eseguire e richiede un livello estremamente elevato di abilità. Dato che non tutti i medici sono qualificati, è sempre opportuno che ci sia sempre un operatore sanitario formato capace di effettuare questo delicato intervento.

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