Spina bifida: negligenza medica e danni risarcibili

Un bambino nasce con la spina bifida quando, durante lo sviluppo fetale, i tubi neurali nella colonna vertebrale non si chiudono completamente, causando malformazioni e danni alla colonna vertebrale e ai fasci nervosi che la attraversano.

Questo disturbo insorge nelle prime settimane di gravidanza ma può non manifestarsi fino alla nascita o addirittura fino all'infanzia se non viene diagnosticato prima con esami appropriati. Fortunatamente, la spina bifida può essere diagnosticata durante la gravidanza attraverso vari esami, permettendo ai genitori di conoscere in anticipo tale condizione e prendere decisioni sul come affrontare il problema.

A seconda del tipo specifico di spina bifida, possono essere necessari trattamenti e terapie sia a breve che a lungo termine. I bambini con questa patologia spesso manifestano una vasta gamma di sintomi, che vanno da lievi a gravi; in ogni caso è necessaria una adeguata assistenza medica sia prima che durante che dopo il parto.

Una volta diagnosticato il difetto del tubo neurale nel feto, è estremamente importante che i genitori si rivolgano a un valido consulente legale che possa fornire loro assistenza nel caso in cui i medici siano stati negligenti, non diagnosticando precocemente questa patologia mediante specifici test prenatali o non prescrivendo farmaci per prevenirla.

Spina bifida, cause e fattori di rischio

Nonostante le cause di questa patologia non siano ancora note, esistono misure precauzionali per ridurne l’incidenza, come l'assunzione ad alte dosi della vitamina B9 (acido folico) prima e durante la gravidanza.

Bassi livelli di folato, infatti, sono correlati a un elevato rischio di spina bifida nel nascituro. È per questo motivo che gli ostetrici prescrivono regolarmente l'acido folico prenatale alle donne che pianificano una gravidanza e in particolare a quelle con una storia familiare di difetti del tubo neurale o che hanno dato alla luce altri bambini con questa patologia.

Anche l’obesità materna e il diabete sono fattori di rischio per la spina bifida, insieme all'assunzione di farmaci antiepilettici o il surriscaldamento (ipertermia) durante la gravidanza.

Conseguenze della spina bifida

I bambini con la spina bifida possono nascere con malformazioni fisiche e difetti cognitivi. La gravità e la specificità dei sintomi dipendono in gran parte dalla posizione e dalle dimensioni dell'apertura spinale, nonché dai nervi danneggiati. In particolare, esistono tre tipologie differenti di spina bifida:

  • Mielomeningocele: lesione che si manifesta con la fuoriuscita di una tumefazione contenente i nervi attraverso la spina dorsale.
  • Meningocele: un rigonfiamento della sacca contenente liquido spinale attraverso la spina dorsale con lesione dei nervi assente o minima.
  • Spina bifida occulta: alterazione della colonna vertebrale senza apertura della spina dorsale.

Il mielomeningocele è il tipo più grave di spina bifida e può causare paralisi alle gambe, idrocefalo (edema cerebrale) e problemi di evacuazione delle viscere e dei reni.

Il meningocele causa problemi meno gravi mentre la spina bifida occulta non causa gravi lesioni nel bambino e spesso viene diagnosticata più in là nel tempo; quando sulla schiena di un neonato appare una chiazza pelosa o una fossetta è necessario eseguire test ulteriori perché sono entrambi potenziali segni di questa patologia.

Esami specifici per la diagnosi della spina bifida

Le due forme più gravi di spina bifida che colpiscono i bambini, il mielomeningocele e il meningocele, possono essere diagnosticate con lo screening prenatale.

Uno di questi test, chiamato alfa-fetoproteina, identifica questa specifica proteina fetale nel sangue di una donna incinta.

Questo test viene in genere eseguito a 15-20 settimane dall'inizio della gravidanza e può indicare spina bifida nel feto nel caso in cui il livello ematico di questa proteine risulti elevato.

Anche un esame ecografico può permettere la diagnosi di spina bifida, così come l'amniocentesi, esame che consiste nel prelievo di liquido amniotico attraverso un lungo ago inserito nella pancia materna.

La spina bifida può essere diagnosticata anche con esami post-partum, come i raggi X, la risonanza magnetica o le scansioni eseguite con la TAC. La spina bifida occulta, invece, viene generalmente rilevata durante l’infanzia o in età adulta; in alcuni casi non viene mai diagnosticata.

Trattamento dei sintomi della spina bifida

Una volta ottenuta una diagnosi, la cosa migliore da fare è trattare i sintomi. Poiché la spina bifida ha effetti diversi sui bambini, il trattamento deve essere personalizzato in base ai sintomi di ciascun paziente.

Generalmente si può intervenire chirurgicamente chiudendo il foro, posizionando uno shunt nel cervello per drenare il liquido in eccesso in caso di idrocefalo, inserendo un catetere per la minzione o fissando parte del midollo spinale non correttamente ancorato.

Per i bambini con debolezza degli arti o paralisi delle gambe è prescritta la fisioterapia o l’esercizio fisico, a seconda della gravità dei sintomi. Inoltre, è importante che il bambino affetto da spina bifida segua delle raccomandazioni alimentari prediligendo l’assunzione di fibre per stimolare l’attività intestinale.

Anche la cura della pelle è importante: la perdita della sensibilità cutanea può portare a ulteriori complicazioni, come emorragie e lividi che il bambino non nota, o piaghe da decubito (causate dal giacere per lungo tempo su uno stesso lato del corpo) che se infettate possono richiedere cure sanitarie e monitoraggi continui al fine di prevenire sepsi, infezione che può causare la morte.

I danni risarcibili in caso di mancata diagnosi prenatale

Nel caso di mancata diagnosi di una spina bifida che avrebbe potuto essere diagnosticata durante la gravidanza prima dell'età gestazionale in cui il feto si considera vitale (prima della 22ma settimana di gravidanza) o di mancata informazione di una spina bifida presente in base alle indagini prenatali nel medesimo arco temporale, i genitori, in conseguenza della violazione del loro diritto ad interrompere volontariamente la gravidanza oltre il 90 giorno di gestazione in presenza di rischio di danno alla mamma, potranno ottenere il risarcimento dei seguenti danni:

  • spese per il mantenimento del figlio sino a quando questo acquisti capacità lavorativa
  • spese per l'assistenza da prestare al bambino, anche a vita, in ragione della condizione menomativa di quest'ultimo

Nel caso in cui la spina bifida venga peggiorata attraverso la condotta medica colposa (ad esempio procedendo con il parto naturale in caso di mielomeningocele), il bambino stesso avrà diritto a risarcimento del maggior danno biologico patito.

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