L'epidurale è una tecnica efficace per gestire il dolore durante il travaglio, anestetizzando la parte inferiore del corpo della madre e permettendole di rimanere sveglia e vigile. Tra i vantaggi, riduce il dolore, lo stress mentale e facilita interventi d'emergenza come il cesareo. Inoltre, può diminuire il rischio di depressione postpartum. Tuttavia, presenta anche svantaggi: richiede una finestra di tempo specifica per la somministrazione, può causare abbassamento della pressione sanguigna, mal di testa, incontinenza urinaria, e in rari casi, infezioni. Può inoltre prolungare il travaglio e immobilizzare la madre, rendendo il parto più complicato.
Una gravidanza è definita ad alto rischio quando la salute della madre o del bambino è minacciata da complicazioni che richiedono cure speciali. Le cause possono includere condizioni mediche preesistenti come patologie del sangue, ipertensione o diabete, oltre a fattori ambientali come fumo o alcolismo materno. Queste complicazioni possono persistere durante la gestazione e richiedono monitoraggio costante per garantire il benessere di entrambi. Il trattamento prenatale per gravidanze ad alto rischio spesso implica visite più frequenti e l'assistenza di specialisti per gestire rischi potenziali durante il travaglio, che talvolta può richiedere il parto cesareo per tutelare la salute della madre e del bambino.
Il clampaggio ritardato del cordone ombelicale, ossia la pratica di aspettare alcuni minuti dopo la nascita prima di bloccare e tagliare il cordone, viene sempre più utilizzata grazie ai benefici che offre. Studi recenti dimostrano che questo metodo può aumentare il volume sanguigno del neonato del 33%, migliorando i livelli di ferro e la mielinizzazione cerebrale, fondamentali per lo sviluppo del cervello. L'OMS raccomanda di attendere almeno 1-3 minuti prima di clampare il cordone in tutte le nascite, non solo in quelle dei bambini prematuri dove questa pratica è maggiormente utilizzata. Nonostante i benefici, esistono rischi come l'iperbilirubinemia e la policitemia. Mentre il clampaggio immediato rimane la pratica standard, quello ritardato sta diventando sempre più utilizzato.
Le lacerazioni vaginali durante il parto (perinatali) si verificano quando, durante il travaglio e il parto, i tessuti intorno alla zona perineale della madre subiscono lacerazioni a causa della forte pressione e forza esercitate dalla madre per spingere il bambino attraverso il canale del parto. Esistono quattro diversi gradi di lacerazione, a seconda della gravità della lesione. La macrosomia fetale (bambino di grandi dimensioni), la distocia della spalla e la primiparità sono alcuni dei fattori di rischio che possono aumentare la probabilità che si verifichino lacerazioni vaginali.
La rottura dell'utero è una rara complicanza della gravidanza in cui la parete dell'utero si lesiona aprendosi improvvisamente. Questo evento è estremamente pericoloso e può avere conseguenze significative sia sulla salute del bambino che della madre.
La rottura dell'utero si verifica nello 0,07% di tutte le gravidanze, generalmente nel sito della linea cicatriziale derivante da un precedente cesareo. Questa condizione è più frequente durante il travaglio ma può verificarsi anche prima durante la gravidanza. L’utilizzo del forcipe e la somministrazione non controllata di ossitocina sintetica aumentano di molto la probabilità che questa grave emergenza ostetrica avvenga.
La sindrome da trasfusione feto-fetale è una condizione che può manifestarsi nelle gravidanze gemellari (o multiple) monocoriali (placenta unica e condivisa). La sindrome si manifesta quando i vasi sanguigni dei cordoni dei gemelli si sviluppano creando connessioni anomale all’interno della placenta determinando un flusso di sangue non sufficiente in uno dei gemelli (gemello donatore) e troppo abbondante nell’altro (gemello ricevente). Di conseguenza, il gemello donatore può andare incontro a insufficienza renale, causa di oligoidramnios, mentre il ricevente può produrre quantità elevate di liquido amniotico o polidramnios, condizioni che possono causare gravi lesioni. Nel caso di decesso del gemello donatore, anche il ricevente rischia serie conseguenze. La diagnosi della sindrome avviene attraverso l’esame fisico (misura del livello del liquido amniotico, dimensioni fetali etc), mentre il trattamento consiste nell’amniocentesi (per diminuire il liquido amniotico) o nell’utilizzo della chirurgia laser.
L'emorragia sottocongiuntivale nel neonato consiste nella rottura di un vaso sanguigno nel bianco dell'occhio, condizione nota anche come “occhio rosso”. Questa innocua lesione può verificarsi nei neonati in seguito a traumi subiti durante il parto o a causa di pressione elevata esercitata per far nascere il bambino bloccato nel canale del parto. In ogni caso questa complicazione non necessita di alcun trattamento e guarisce spontaneamente nell’arco di due settimane.
Dopo la nascita del bambino, la madre deve espellere la placenta; se ciò non avviene naturalmente i medici devono intervenire per evitare infezioni molti gravi e potenzialmente fatali. Esistono tre tipologie di placenta ritenuta: placenta adherens, intrappolata e accreta. La rimozione può avvenire manualmente, con la somministrazione di farmaci o mediante intervento chirurgico. Nei casi più complessi può essere necessaria l’isterectomia.
La placenta e il cordone ombelicale sono organi temporanei essenziali per il passaggio di ossigeno e nutrienti dalla madre al bambino. Il corretto inserzione del cordone nella placenta è fondamentale perché questo sistema funzioni. Esistono, però, due condizioni in cui il cordone si attacca in modo anomalo. Una di queste, l’inserzione marginale del cordone, è particolarmente pericolosa poiché il cordone, attaccandosi lateralmente alla placenta, zona meno resistente e non in grado di sostenerlo correttamente, non consente un adeguato trasferimento dei nutrienti dalla madre al feto. Non esiste un trattamento indicato per questa complicazione; è essenziale, però, che venga diagnosticata il prima possibile per programmare il parto cesareo.
L’apporto di ossigeno al neonato è di vitale importanza, sia durante la gestazione che nel momento del parto, quando il bambino deve iniziare a respirare in modo autonomo nel passaggio tra la vita intra-uterina e quella extra-uterina. Il 90% dei neonati completa il passaggio alla respirazione autonoma senza alcun intervento medico, mentre il 10% dei nuovi nati può necessitare di una qualche forma di intervento. Per l’1% dei nati può essere necessaria la rianimazione neonatale, procedura costituita da 4 fasi delineate da precise linee guida.