Importanza della misura della circonferenza cranica nel neonato

La misura della circonferenza cranica di un neonato può essere un indicatore di salute e un fattore predittivo di danni cerebrali. È per questo che la circonferenza della testa del bambino viene misurata regolarmente dal pediatra dalla nascita fino alla prima infanzia.

Poiché una riduzione della circonferenza cranica è tradizionalmente associata a danni cerebrali, una nuova ricerca, condotta su oltre 4.700 neonati e pubblicata sulla rivista Obstetrics and Gynecology International, si è proposta di verificare se anche una circonferenza cranica elevata possa rappresentare un fattore predittivo di lesioni cerebrali.

La circonferenza cranica

Dato che la misura della circonferenza cranica è un elemento importante per comprendere lo stato di salute del bambino, i medici iniziano a monitorare la grandezza della testa del neonato quando è ancora nel grembo materno. Subito dopo la nascita, poi, la circonferenza cranica viene misurata nuovamente. In caso di anomalie i medici possono diagnosticare microcefalia o macrocefalia.

  • Microcefalia: si verifica quando la testa di un neonato è più piccola rispetto a quella di neonati della stessa età e sesso. La microcefalia spesso comporta che il cervello stesso del neonato sia più piccolo del previsto, il che può comprometterne lo sviluppo. In questa condizione il cervello potrebbe non svilupparsi correttamente, oppure potrebbe iniziare a svilupparsi per poi arrestare lo sviluppo.
  • Macrocefalia: si verifica quando la testa di un neonato è molto più grande del previsto. Si parla di macrocefalia quando la circonferenza della testa nella parte più larga è superiore al 98° percentile. Questa condizione può essere causata da fattori congeniti o da complicazioni come idrocefalo, emorragia intracranica, tumori cerebrali o ematomi.

La circonferenza cranica può predire danni cerebrali e paralisi cerebrale

La sostanza bianca è una parte del cervello costituita da fibre nervose che si collegano al midollo spinale. È chiamata sostanza bianca per il suo aspetto più chiaro rispetto ad altre parti del cervello.

È ampiamente documentato che il danno alla sostanza bianca cerebrale, che si verifica prevalentemente nei neonati prematuri con circonferenza cranica ridotta, sia un fattore di rischio per la paralisi cerebrale.

Nuove ricerche, inoltre, suggeriscono una correlazione anche tra una circonferenza cranica elevata e danni alla sostanza bianca. Questa correlazione potrebbe aiutare a prevedere danni cerebrali o paralisi cerebrale infantile nei neonati nati a termine o quasi a termine, che apparentemente sembrano sani.

In uno studio i ricercatori hanno esaminato 4.725 ecografie di screening di neonati a termine eseguite tra il primo e il trentesimo giorno di vita. Utilizzando le informazioni a disposizione, i ricercatori hanno creato un indice morfometrico per misurare lunghezza, peso e circonferenza cranica. Questo valore si è rivelato un valido predittore del rischio di danni alla sostanza bianca rispetto ad altri indicatori clinici.

Di tutti i neonati studiati, 61 presentano danni alla sostanza bianca e l'unico fattore strettamente associato a questo è la circonferenza cranica. I risultati sono stati i seguenti:

-I neonati con una circonferenza cranica inferiore al 10° percentile o superiore al 75° percentile hanno fino a 10 volte più probabilità di avere danni cerebrali.

-I neonati che rientrano nel 90° percentile o in un livello superiore hanno un rischio 10 volte o più di danni cerebrali alla sostanza bianca.

-Tra i neonati a più alto rischio, i maschi hanno molte più probabilità di avere danni cerebrali rispetto alle femmine. I maschi rappresentavano il 74% dei bambini studiati.

Il rischio principale per i neonati con una circonferenza cranica elevata consisteva in un parto prolungato o complicato, che poteva causare deformazioni o danni cerebrali.

Tra i neonati a cui è stato riscontrato un danno cerebrale, i ricercatori hanno osservato quanto segue:

-Il 38% è stato ricoverato in terapia intensiva con sintomi di asfissia.

-Il 62% dei neonati con danni cerebrali non presenta segni clinici. Questo potrebbe spiegare i numerosi casi inspiegabili di paralisi cerebrale o ritardi dello sviluppo nell'infanzia.

-Non è stata riscontrata alcuna correlazione significativa tra l'indice morfometrico e le emorragie cerebrali, la rottura prematura del sacco amniotico, l'infezione intra-amniotica, il sanguinamento durante la gravidanza o l'aborto spontaneo.

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L’importanza della ricerca per i bambini e le famiglie

Molti traumi da parto comportano danni cerebrali che possono variare da lievi con pochi sintomi a gravi, causando disabilità permanente.

È importante che gli operatori sanitari comprendano i rischi dei danni cerebrali e adottino misure di prevenzione appropriate.

Uno dei risultati più promettenti di questa ricerca è la possibilità di ridurre il numero di neonati a rischio di danni alla sostanza bianca cerebrale.

Grazie all’impiego dell’indice morfometrico, infatti, gli operatori sanitari possono identificare precocemente i neonati la cui circonferenza cranica si colloca al di sotto del 10° percentile o al di sopra del 90° percentile, al fine di sottoporli a ulteriori accertamenti diagnostici per immagini.

Sebbene questi neonati possano inizialmente non presentare segni evidenti di danno cerebrale, un'indagine più approfondita potrebbe rivelarsi utile per una diagnosi tempestiva. Attualmente non esiste un’aspettativa di vita standard per i casi di microcefalia, poiché essa varia in base alla natura e alla gravità della condizione.

La diagnosi precoce e l’intervento tempestivo rappresentano i principali strumenti per migliorare la prognosi nei neonati affetti da danni cerebrali. I risultati dello studio sopra descritto offrono non solo nuove prospettive, ma anche raccomandazioni concrete per la pratica clinica.

I ricercatori suggeriscono, inoltre, di adottare strategie di gestione del rischio già durante la gravidanza, in particolare nei casi in cui le ecografie evidenzino una circonferenza cranica superiore alla norma. Ciò potrebbe contribuire a prevenire complicazioni legate a un travaglio prolungato o difficoltoso.

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