Feto morto durante il parto

La morte del proprio bambino durante il parto è una perdita come nessun’altra. In caso di accertata negligenza medica, poi, il dolore è ancora più forte da sopportare. Le cause della morte fetale possono essere molteplici: patologie congenite nel feto, malattie della madre o lesioni subite dal feto al momento del parto.

Spesso ci sono le condizioni mediche della madre all’origine della mortalità fetale; indipendentemente dalla causa, non prestare attenzione ai sintomi o ai fattori di rischio, effettuare diagnosi errate o non intervenire tempestivamente per trattare condizioni potenzialmente pericolose per la vita del feto costituiscono negligenza medica.

Morte fetale ed errori medici: un problema complesso

Un bambino nato morto è una perdita come nessun'altra poiché la speranza di una nuova vita si spegne ancora prima di iniziare.

Se si accerta che i medici avrebbero potuto prevenire tale perdita, poi, il dolore e la rabbia provata è ancora più forte perché chi si rivolge a un medico ripone la propria fiducia e la propria vita nelle mani di chi dovrebbe operare correttamente, praticando la medicina con competenza e prevenendo inutili sofferenze.

Una famiglia che perde un bambino poiché nasce morto potrà avere bisogno anche di un rimborso economico per coprire le spese ospedaliere e le cure mediche che includono anche i farmaci necessari per alleviare la sofferenza o le eventuali complicazioni mediche della madre.

Nessuna cifra potrà mai alleviare il dolore per la perdita di un figlio nato morto per negligenza medica, ma il risarcimento ottenuto attraverso una causa legale potrebbe almeno avere un effetto deterrente nei confronti dei medici riconosciuti responsabili e della struttura sanitaria in cui gli stessi ebbero ad operare.

Quando c’è colpa medica

La responsabilità professionale medico-sanitaria medica si configura quando i medici o il personale sanitario commettono errori che professionisti di pari calibro non avrebbero dovuto commettere nelle medesime circostanze, e i detti errori sono la causa del danno alla salute subito dal paziente.

Ad esempio, se un ostetrico non si accorge che a 24 settimane di gestazione o più i movimenti fetali si sono interrotti ed il neonato subisce danni che avrebbero potuto essere evitati, il medico stesso può tenuto a risarcire il danno.

In questa situazione i medici dovrebbero monitorare lo stato di salute della placenta o valutare una possibile restrizione della crescita fetale intrauterina o altre condizioni che possono minacciare la vita del feto.

Tutte queste condizioni e molte altre possono far prendere a un medico la decisione di indurre il travaglio o di effettuare un taglio cesareo perché dopo la 24esima settimana di gravidanza la possibilità di sopravvivenza di un feto con complicazioni sono maggiori al di fuori dell’utero.

Per scongiurare morte fetale, quindi, non è solo importante effettuare una diagnosi corretta ma anche saper valutare il trattamento migliore; se il medico rileva sofferenza fetale, per esempio, non è sbagliato effettuare un parto cesareo d’urgenza, anche se pretermine.

Anche una diagnosi errata può essere causa di morte fetale: nel caso di un feto con crescita limitata, per esempio, la morte può essere evitata effettuando una diagnosi precoce per poi indurre il travaglio o effettuare un parto cesareo. Inoltre, se il medico non prescrive un esame prenatale necessario per rilevare determinate condizioni sia materne che fetali o non ne segue i risultati ottenuti o non adotta le misure necessarie per mantenere il feto in vita, può essere responsabile della sua morte e accusato di negligenza medica.

Esami, monitoraggi e diagnosi per evitareche il feto nasca morto

Una normale ecografia può essere utile per confermare una eventuale diagnosi di ritardo nella crescita fetale, per rilevare il distacco della placenta, e per effettuare misurazioni del feto in crescita a scadenze regolari.

Altri test, come esami del sangue, monitoraggio dei parametri vitali e controllo della glicemia, possono permettere la diagnosi altre condizioni pericolose, come la preeclampsia, il diabete gestazionale, infezioni materne e altro.

Anche l'osservazione fisica di eventuali emorragie della madre in gravidanza, la localizzazione del dolore percepito e l’analisi attenta della storia clinica della madre con precedenti problemi di preeclampsia o anomalie placentari possono aiutare a salvare la vita a un bambino.

Inoltre, se un tampone vaginale di routine permette la diagnosi di l'infezione da Streptococco di gruppo B nella madre, il medico può proteggere il bambino somministrando antibiotici che possono salvare la madre da gravi malattie e il feto da potenziali malattie, prematurità o morte.

Nel caso in cui non si effettui un attento monitoraggio della salute della madre e del feto o vengano prese decisioni errate nella gestione di un travaglio e di un parto lungo e complicato o non si risponda prontamente all’ipossia del bambino o si danneggi il feto con uno scorretto utilizzo di dispositivi di ausilio al parto, i medici possono essere ritenuti responsabili.

Il monitoraggio fetale, poi, deve essere eseguito durante tutto il travaglio e il parto in quanto permette di diagnosticare precocemente sofferenza nel bambino e di agire prontamente; se si omette di monitorare il feto si perde la possibilità di salvargli la vita, come nel caso in cui anomalie del cordone ombelicale mettono a rischio la vita del nascituro.

Fattori che contribuiscono alla morte del feto

I medici esperti sanno che le pazienti con una storia clinica che indica un aumentato rischio di mortalità fetale necessitano di monitoraggi più accurati durante tutta la gravidanza e il parto.

Un medico competente che analizza con attenzione tutti gli aspetti della gravidanza della sua paziente deve essere in grado di rilevare prontamente eventuali segni di sofferenza fetale o di riduzione del movimento fetale.

Le possibili cause della morte fetale possono essere molteplici: patologie congenite fetali, patologie materne che colpiscono il feto o lesioni mortali per il bambino subite durante il parto.

Generalmente sono le condizioni mediche della madre che causano mortalità fetale: donne con episodi di emorragie preparto, incompatibilità del fattore Rh con il feto, patologie del sangue, preeclampsia e infezioni hanno una maggior rischio di partorire un feto morto rispetto a quelle senza queste condizioni.

Altri fattori includono patologie immunologiche della madre o del bambino e la nascita prematura del feto.

Anche fattori di rischio per la salute della madre, come l'obesità, il fumo, la gravidanza oltre i 40 anni dopo aver subito la fecondazione in vitro, le nascite multiple e il diabete, possono aumentare la probabilità.

Indipendentemente dalla causa, il non considerare determinati sintomi e fattori di rischio come campanelli di allarme di condizioni potenzialmente pericolose per la vita del feto costituisce una una condotta medica gravemente censurabile.

In caso di pericolo di vita per il feto, anche eseguire un parto cesareo o altre procedure mediche in ritardo può costituire colpa medica.

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