La terapia del freddo (Trattamento Ipotermico) sta contribuendo a ridurre i casi di paralisi cerebrale conseguenti ad encefalopatia ipossico-ischemica dal 30% al 10%

I medici presso l'ospedale pediatrico di Phoenix si prendono cura di molti bambini a rischio di danni cerebrali.

L'ospedale ha iniziato a utilizzare la terapia del freddo - chiamata anche terapia dell'ipotermia - nel 2008. Inizialmente, l'ospedale ha usato cappucci per diminuire la temperatura nel cervello dei neonati.

Ora usano una coperta di raffreddamento, che diminuisce la temperatura corporea e del cervello dei neonati. La neonatologa Cristina Carballo sostiene che, quando il cervello di un bambino viene privato di ossigeno, esiste una probabilità del 30% di paralisi cerebrale provocata da una lesione cerebrale moderata. Nei casi più gravi di danni al cervello provocati da privazione di ossigeno, la probabilità sale fino al 90%.

La privazione dell'ossigeno provoca una serie a catena di lesioni. I neuroni, dice Carballo, iniziano ad emettere sostanze chimiche che continuano a danneggiare il cervello per ore, giorni e settimane. Il raffreddamento del cervello tramite ipotermia blocca la catena di danni e aiuta a prevenire ulteriori lesioni.

Carballo afferma, inoltre, che la tecnologia consente ai medici di monitorare strettamente l'attività cerebrale del neonato e l'assorbimento di ossigeno da parte del neonato stesso. Si eseguono esami del cervello, come l’elettroencefalogramma e la risonanza magnetica nel momento stesso in cui i bambini iniziano la terapia dell'ipotermia. In effetti, i neonati sottoposti alla terapia del freddo vengono monitorati costantemente con l’elettroencefalogramma. I medici inoltre eseguono questi esami quando i bambini sono ri-riscaldati per determinare il tipo di danno cerebrale eventualmente subito. Al fine di ottimizzarne i risultati, il trattamento dell’ipotermico deve essere iniziato entro 6 ore dalla presunta lesione cerebrale. La terapia dura 72 ore.

Il direttore dell’United Cerebral Palsy of Central Arizona Armando Contrera sostiene che i risultati dell’ospedale pediatrico di Phoenix costituiscono un vero e proprio successo, e che la Dott. Carballo ha fatto un lavoro fenomenale.

L’ENCEFALOPATIA IPOSSICO ISCHEMICA

Una mancanza di ossigeno nel cervello del bambino può provocare una condizione chiamata encefalopatia ipossico ischemica, che affligge 3 su ogni 1000 neonati a termine. L’encefalopatia ipossico ischemica può a sua volta provocare paralisi cerebrale, disabilità intellettive e dello sviluppo e convulsioni. Fino a tempi abbastanza recenti non esisteva una cura/terapia per l’encefalopatia ipossico ischemica.

Fra le cause comuni dell’encefalopatia ipossico ischemica sono incluse le seguenti:

  • Rottura dell’utero.: si verifica quando l’utero si lacera e si apre e può determinare il riversamento del bambino nell’addome materno. Quando l’utero si rompe, la mamma potrebbe perdere talmente tanto sangue da privare il bambino di sangue ricco di ossigeno. La rottura dell’utero può anche provocare un’interruzione della circolazione a livello della placenta o del cordone ombelicale provocando una carenza di ossigeno nel bambino. Le donne che si sottopongono a parto vaginale dopo parto cesareo corrono un rischio maggiore di rottura dell’utero.

  • Cordone ombelicale avvolto intorno al collo. Tale situazione può causare un occlusione nel cordone tale da ridurre in modo significativo l'apporto di sangue ricco di ossigeno al bambino. Inoltre, il cordone ombelicale potrebbe essere avvolto intorno al collo in maniera talmente stretta da impedire il flusso nei vasi sanguigni del bambino e l’apporto di ossigeno al cervello.

  • Prolasso del cordone ombelicale. Si verifica quando il cordone ombelicale precede il bambino nel canale del parto. Quando ciò avviene, il corpo del neonato e la pelvi della madre esercitano una pressione sul cordone. Tale pressione può provocare una riduzione o un arresto completo del flusso sanguigno del bambino. Il prolasso del cordone ombelicale è un’emergenza ostetrica e, quando si verifica, il bambino deve essere partorito immediatamente tramite taglio cesareo.

  • Preeclamsia (o gestosi). Si verifica quando la mamma è ipertesa (soffre di alta pressione). L'ipertensione ne può determinare una riduzione del flusso sanguigno al bambino. Ci sono molti modi in cui l’ipertensione può provocare questa riduzione. Uno è quando l’alta pressione provoca lesioni o occlusioni nei vasi della placenta. Quando ciò si verifica ne consegue una riduzione del flusso di sangue ricco di ossigeno attraverso la placenta e il cordone ombelicale.

  • Gravidanza oltre il termine. Quando il bambino rimane nel grembo per più di 37 settimane, si potrebbe verificare una sindrome da gravidanza protratta con conseguente insufficienza dell’utero e della placenta causata dal deterioramento della placenta. La placenta inizia gradualmente a deteriorarsi dopo la 37º settimana, e potrebbe non essere più in grado di fornire al bambino una quantità adeguata di sangue ricco di ossigeno.

  • Corionamniotite e villite. La corioamniotite è un’infezione e infiammazione della placenta e delle membrane fetali. La villite è un’infezione e un’infiammazione della parte della placenta coinvolta nello scambio di gas (ossigeno, etc.) e sostanze nutritive. Queste infezioni possono provocare una rottura prematura delle membrane che, a sua volta, provoca fattori di rischio molto gravi come il parto prematuro e la nascita prima del completamento dello sviluppo dei polmoni, con conseguente mancanza di ossigeno al bambino.

  • Sindrome da aspirazione di meconio (SAM). Questo avviene quando il bambino respira il meconio alla nascita. Il meconio è un miscuglio tra liquido amniotico e le prime feci del bambino emesse all'interno del sacco amniotico. Quando un bambino ha meconio nei polmoni, può subire una grave sofferenza respiratoria e avere, dopo la nascita, problemi di respirazione che possono provocare mancanza di ossigeno.

  • Macrosomia (bambino grande) / sproporzione cefalo pelvica (il bambino è troppo grande o le pelvi materne sono troppo piccole). Quando un bambino è macrosomico, diventa più suscettibile a subire traumi durante il parto, anche in considerazione del fatto che in caso di macrosomia è più frequente l'uso di strumenti rischiosi come forcipe e ventosa ostetrica. I traumi possono provocare emorragie al cervello tali da causare, a loro volta, una mancanza di ossigeno nel cervello stesso. Inoltre, in presenza di un bambino macrosomico o di sproporzione cefalo pelvica, è più probabile che si verifichi prolungamento del parto. Se la gestante è affetta da diabete gestazionale, esiste una maggiore possibilità di avere un bambino macrosomico.

  • Distacco della placenta. La separazione della placenta dall’utero può provocare emorragie nella mamma e un apporto ridotto di sangue ricco di ossigeno al bambino. Può anche provocare un’interruzione, parziale o totale, dell’afflusso di sangue dalla madre al bambino tramite placenta e cordone ombelicale. Questo può provocare una mancanza di ossigeno nel bambino

  • Posizioni anomale del bambino come quella facciale o podalica. Quando il feto non è in posizione corretta (cioè con la testa che esce per prima dal canale del parto), si possono verificare prolungamento del travaglio, traumi alla testa e prolasso del cordone ombelicale. Queste complicazioni possono provocare mancanza di ossigeno nel cervello del bambino. Inoltre, i bambini con presentazione facciale possono subire gonfiore e un accumulo di liquidi nelle vie respiratorie superiori, con conseguente sofferenza respiratoria e mancanza di ossigeno.

  • Ritardo nell’esecuzione di un cesareo. Studi scientifici rivelano che quando si decide di far nascere un bambino tramite parto cesareo, il parto deve avvenire entro 18 minuti o meno, nella maggior parte dei casi. In caso di prolasso del cordone ombelicale il parto deve avvenire in tempi più brevi. Spesso i medici cercano di far nascere i bambini in modo naturale e non ricorrono al cesareo abbastanza in fretta, o, non hanno l’esperienza o l’equipaggiamento necessario per eseguire in tempi brevi un parto cesareo. Quando un parto cesareo non viene eseguito in fretta il bambino può subire mancanza di ossigeno per tempi troppo lunghi.

  • Emorragia intracranica o intraventricolare. Le emorragie cerebrali si verificano in presenza di un trauma alla testa del bambino. Traumi alla testa possono verificarsi durante il travaglio e il parto soprattutto con l’uso di strumenti come il forcipe e la ventosa o quando la posizione del bambino (facciale o podalica) viene mal gestita. Le emorragie cerebrali possono provocare una riduzione nell’apporto di sangue e ossigeno al cervello.

  • Contrazioni uterine eccessivamente forti o frequenti (Iperstimolazione) possono essere provocate dall’uso improprio di ossitocina. Contrazioni troppo intense e frequenti esercitano una pressione costante sui vasi sanguigni nell’utero e nella placenta impedendo il flusso di sangue dalla placenta al cordone ombelicale e al bambino. Questo può provocare mancanze di ossigeno.

  • Parto traumatico. Questo si verifica quando vengono utilizzati strumenti come il forcipe e la ventosa o vi è la distocia della spalla (la spalla è intrappolata dietro le pelvi materne). Il trauma può provocare emorragie nel cervello che a loro volta provocano mancanza di ossigeno. Inoltre la distocia della spalla può provocare traumi cranici e un travaglio prolungato che possono provocare emorragie e mancanza di ossigeno nel bambino.

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