Sofferenza fetale: segni e corretta gestione

La sofferenza fetale è una complicazione della gravidanza, del travaglio e del parto in cui il bambino subisce privazione di ossigeno.

I segni della sofferenza fetale sono:

  • Cambiamenti nella frequenza cardiaca del bambino
  • Diminuzione del movimento fetale
  • Meconio nel liquido amniotico (con conseguente rischio di aspirazione)

Il personale medico deve diagnosticare e trattare prontamente la sofferenza fetale per evitare successive complicazioni come l'encefalopatia ipossico-ischemica e altri danni da parto che possono causare paralisi cerebrale. Spesso, l'unico intervento possibile è effettuare il parto cesareo d’urgenza così da poter somministrare farmaci o fornire assistenza al bambino.

Segni di sofferenza fetale

I segni più comuni che indicano sofferenza fetale sono:

Diminuzione del movimento fetale nell'utero

I movimenti del bambino all'interno dell'utero sono indicatori importanti della salute del bambino.

Eventuali pause regolari nel movimento sono normali (indicano, per esempio, che il bambino dorme), mentre diminuzione dell’attività fetale o assenza completa di movimento possono indicare sofferenza del bambino.

I medici devono sempre chiedere alle future mamme informazioni sui movimenti fetali e condurre ulteriori test diagnostici in caso di alterazioni.

Anomalie nella frequenza cardiaca fetale

Per monitorare la frequenza cardiaca del feto possono essere utilizzati sia dispositivi interni che esterni: il monitoraggio esterno viene eseguito attraverso un dispositivo simile a una cintura legata intorno all'addome della madre, mentre quello interno comporta l'applicazione di un elettrodo sul cuoio capelluto del bambino.

Se il travaglio è fisiologico la frequenza cardiaca del bambino diminuirà leggermente durante una contrazione per poi tornare rapidamente alla normalità una volta terminata.

Una certa variabilità della frequenza cardiaca fetale è prevedibile e non indica criticità; viceversa, alcuni schemi ritmici sono anomali e richiedono ulteriori indagini e/o interventi da parte dei medici:

  • Una frequenza cardiaca troppo veloce (tachicardia)
  • Una frequenza cardiaca troppo lenta (bradicardia)
  • Diminuzioni brusche della frequenza cardiaca (decelerazioni variabili)
  • Ritorni tardivi alla frequenza cardiaca di base dopo una contrazione (decelerazioni tardive)
  • Diminuzione della variabilità della frequenza cardiaca
  • Mancanza di accelerazioni della frequenza cardiaca fetale

Oltre al monitoraggio, una frequenza cardiaca fetale anomala può essere riconosciuta con il “test di non stress” o il “test di stress da contrazione”.

Con il “test di non stress” il medico osserva la variazione della frequenza cardiaca del bambino quando il feto si muove; se la frequenza cardiaca del bambino aumenta e diminuisce come previsto il risultato del test è "reattivo"; mentre, se è "non reattivo" significa che la frequenza cardiaca del bambino non aumenta come atteso durante il test.

Il risultato ottenuto dal “test di non stress” può essere riportato anche come segue:

  • Normale
  • Necessità di ulteriori test ed eventuale parto d’urgenza
  • Necessità del taglio cesareo d'urgenza

Il “test di stress da contrazione”, invece, registra la frequenza cardiaca fetale in risposta alle contrazioni uterine materne e aiuta a prevedere come il bambino reagirà alle contrazioni durante il travaglio determinando se e quanto è sicuro procedere con il parto vaginale.

Dato che le contrazioni uterine limitano temporaneamente il flusso di ossigeno, un bambino sano potrà tollerare questa restrizione temporanea, mentre un bambino già in sofferenza potrebbe esserne gravemente danneggiato.

Se questo test viene eseguito su una donna non ancora in travaglio, il medico può somministrare ossitocina sintetica per stimolare le contrazioni uterine, tenendo sempre conto dei rischi associati al trattamento con questo farmaco che può causare tachisistolia uterina (contrazioni eccessivamente forti, frequenti o lunghe), condizione che limita gravemente il flusso di ossigeno al bambino e talvolta portare alla rottura dell'utero.

Quantità anomala di liquido amniotico

Anche la quantità di liquido amniotico può essere correlata alla sofferenza fetale. Se particolarmente bassa (oligoidramnios) può determinare privazione di ossigeno e lesioni alla nascita come encefalopatia ipossico-ischemica e paralisi cerebrale e anche una leggera tendenza alla diminuzione del liquido amniotico può essere un segno di oligoidramnios e dovrebbe essere monitorata attentamente.

Anche se la quantità di liquido amniotico è troppo alta, condizione nota come polidramnios, il bambino rischia ipossia e conseguenti lesioni alla nascita.

La quantità di liquido amniotico può essere determinata utilizzando strumenti ecografici, come la valutazione qualitativa, la singola tasca profonda e l'indice del liquido amniotico.

La valutazione qualitativa è abbastanza soggettiva: l’ecografista scansiona l'utero e riferisce se il volume del liquido amniotico sembra essere basso, normale o alto, in base alla propria esperienza.

La singola tasca profonda, a volte chiamata tasca verticale massima, è la misura verticale in centimetri della più grande tasca di liquido amniotico che non contiene parti del corpo del fero o del cordone ombelicale. L’indice del liquido amniotico, invece, viene calcolato misurando la quantità di liquido amniotico di quattro quadranti dell'utero e sommando i valori ottenuti.

Profilo biofisico anomalo

Il profilo biofisico di un bambino viene eseguito se i risultati del “test di non stress” sono non reattivi o anomali. Il profilo biofisico di un bambino include i valori ottenuti dal “test di non stress”, dall’ecografia per monitorare il movimento fetale, la respirazione, il tono e il volume del liquido amniotico. Al test di non stress e a ciascuno dei quattro parametri ecografici viene assegnato un punteggio da zero a due punti.

Un punteggio di quattro o inferiore indica sofferenza fetale e richiede un'azione immediata mentre un punteggio totale di otto o superiore è considerato normale, a meno che il punteggio zero non si riferisca a oligoidramnios, condizione che può mettere il bambino a rischio di compressione del cordone ombelicale con successiva ipossia. In tale circostanza è necessario il ricovero in ospedale, un attento monitoraggio fetale e il parto.

Sanguinamento vaginale

Sebbene piccole quantità di sanguinamento vaginale siano abbastanza comuni durante la gravidanza, un sanguinamento più abbondante può indicare anomalie nella gravidanza.

Un esempio particolarmente pericoloso è il distacco della placenta dall’utero, condizione che priva il bambino di ossigeno. A seconda della posizione e delle dimensioni del distacco, questa condizione può avere gravi conseguenze sulla salute sia del bambino che della madre.

A volte, inoltre, il distacco della placenta può non causare sanguinamento vaginale, rendendo difficile la diagnosi. In caso di anomalie placentari è comunque necessario procedere con un monitoraggio attento e, in molti casi, ricorrere al ricovero ospedaliero e a un parto cesareo d’urgenza.

Crampi

Alcuni crampi sono normali durante la gravidanza poiché, a mano a mano che il bambino cresce, l'utero si espande causandoli. In alcuni casi, però, i crampi indicano condizioni anche molto gravi come aborto spontaneo, distacco della placenta, preeclampsia, infezione del tratto urinario o parto pretermine. È fondamentale che i medici valutino l’entità e la natura dei crampi ed eseguano test adeguati per garantire la salute della madre e del bambino.

Aumento di peso materno insufficiente o eccessivo

Gli esperti ritengono che per le donne normopeso in pre-gravidanza, un aumento compreso tra i 12 e i 16 kg sia normale durante la gravidanza (con intervalli differenti per le donne sottopeso o sovrappeso prima della gravidanza o per le donne incinte di gemelli o multipli).

Se una madre è sottopeso il feto può subire restrizione della crescita intrauterina, avere peso e dimensioni più piccole del normale e avere una serie di problemi legati allo sviluppo.

Questa condizione richiede un attento monitoraggio e la somministrazione di test prenatali per valutare un eventuale parto anticipato.

L'eccessivo aumento di peso materno, invece, è associato alla nascita di un bambino troppo grande, una condizione nota come macrosomia che può rendere il parto rischioso a causa della sproporzione cefalo-pelvica in cui il bacino della madre è troppo piccolo per adattarsi alle dimensioni della testa del bambino, o la distocia della spalla, in cui la spalla del bambino rimane bloccata sull'osso pelvico della madre durante il parto.

La macrosomia è particolarmente pericolosa soprattutto se il medico non è a conoscenza della condizione poiché potrebbe essere tentato il parto vaginale con utilizzo di dispositivi di ausilio al parto, come il forcipe o la ventosa ostetrica (con il rischio di traumi cranici ed emorragie cerebrali), o la somministrazione di farmaci, come l’ossitocina, che possono causare contrazioni così forti, lunghe e frequenti da causare ipossia nel bambino.

Tutte queste condizioni possono causare danni cerebrali permanenti come l'encefalopatia ipossico-ischemica che può portare a paralisi cerebrale e leucomalacia periventricolare. Spesso, il modo migliore per far nascere un bambino macrosomico è il taglio cesareo.

Una nota sulla terminologia

L'American College of Obstetricians and Gynecologist afferma che il termine “sofferenza fetale” sia "impreciso e non specifico" e raccomanda di sostituire "sofferenza fetale" con "stato fetale non rassicurante"; suggerisce, inoltre, di classificare lo stato di salute del bambino in tre categorie separate che possano descrivere la misura della “sofferenza” del bambino.

Indipendentemente dalla terminologia, è importante che i medici sappiano prontamente diagnosticare i sintomi dell’ipossia fetale al fine di prevenire danni permanenti.

Trattamento della sofferenza fetale

I medici deve monitorare attentamente e continuamente la salute del feto durante tutta la gravidanza, il travaglio e il parto e sono gli unici responsabili del riconoscimento e del trattamento dell’eventuale sofferenza fetale osservata nel bambino.

In caso di sofferenza fetale i medici possono somministrare ossigeno, fluidi e farmaci alla madre o chiedere un cambiamento nella posizione della madre.

Se tutti gli interventi dei sanitari non migliorano la frequenza cardiaca fetale, spesso è necessario ricorrere al parto cesareo d’urgenza che deve essere eseguito entro 3-18 minuti, a seconda delle circostanze, e talvolta molto prima.

Sofferenza fetale mal gestita e lesioni alla nascita

I segni di sofferenza fetale dovrebbero sempre essere considerati con attenzione ed è fondamentale che i sanitari riconoscano e trattino prontamente i sintomi al fine di prevenire lesioni permanenti e disabilità nel neonato, soprattutto in caso di gravidanze ad alto rischio. Se ciò non avviene e causa lesioni nella madre e nel bambino, è negligenza medica.

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