Risarcimento da 2.250.000 euro per tetraparesi da omesso cesareo ed errori nell'uso della ventosa

Sofferenza fetale - encefalopatia ipossico ischemica - omesso parto cesareo d'emergenza - errori nell'uso della ventosa - tetraparesi - epilessia

Lo Studio Legale Gallo ha seguito e definito con esito favorevole il caso della neonata N.C., affetta da tetraparesi spastica (paralisi di gambe, braccia e tronco con rigidità muscolare) ed epilessia a causa di danno cerebrale subito durante il parto.

I sanitari che ebbero ad assistere la mamma della bambina valutavano maniera non corretta il tracciato cardiotocografico, indicativo di sofferenza fetale, omettevano di eseguire il necessario parto cesareo, determinando di conseguenza una condizione di asfissia perinatale grave.

Commettevano inoltre errori nell’utilizzo della ventosa ostetrica, praticando una eccessiva pressione sul capo contribuendo all'ipossia-ischemia della bambina.

La neonata subiva di conseguenza un grave danno cerebrale  e danno multiorgano, ed in particolare insufficienza respiratoria, encefalopatia ipossico-ischemica, convulsioni, coagulopatia, insufficienza renale acuta transitoria, ipotensione arteriosa, disfagia, reflusso gastroesofageo, cefaloematoma.

In conseguenza delle lesioni subite, la piccola N.C. ha sviluppato una grave compromissione psico-motoria rientrante nella paralisi cerebrale infantile ed in particolare una tetraparesi ipoposturale in encefalopatia epilettica, comportante l’impossibilità di eseguire anche le più elementari azioni della vita quotidiana, come vestirsi, mangiare, bere, lavarsi, deambulare, senza l’assistenza dei genitori, e disabilità intellettiva grave.

Con l’assistenza dell'avvocato Stefano Gallo, la piccola M.G. ed i suoi genitori sono riusciti ad ottenere, mediante un accordo con la controparte in corso di causa, un risarcimento dei danni di Euro 2.250.000,00.

La problematica medica: encefalopatia ipossico-ischemica per prolungata sofferenza fetale e compressione da ventosa ostetrica

Durante la gravidanza ed il parto, le problematiche della placenta e del cordone ombelicale ed altri fattori, possono compromettere gli scambi materno-fetali di nutrienti ed ossigeno, determinando nel feto una situazione di carenza di sangue e/o di ossigeno (sofferenza fetale) che può causare, se prolungata, danni cerebrali e multiorgano.

In caso di sofferenza, è pertanto fondamentale che il neonato sia fatto fuoriuscire tempestivamente dall’utero affinché possa acquisire ossigeno il più presto possibile attraverso i propri polmoni.

In caso di sofferenza, la frequenza cardiaca del feto subisce delle alterazioni che sono visualizzabili sul tracciato cardio-tocografico. I sanitari che assistono la mamma durante il parto devono perciò eseguire e valutare correttamente il tracciato suddetto ed, in caso di tracciato patologico, attuare una tecnica di velocizzazione del parto, come il parto cesareo d’urgenza o d’emergenza.

Nel caso in cui non sia più possibile effettuare il parto cesareo la velocizzazione mediante parto ventosa ostetrica deve essere eseguita correttamente: al giusto livello di progressione, dirigendo la testa fetale (non facendo trazioni) al momento della contrazioni e per un numero di volte limitato.

La valutazione scorretta del tracciato ed il conseguente ritardo nell’eseguire il cesareo e/o l’uso scorretto della ventosa ostetrica possono causare al feto encefalopatia ipossico ischemica (ovvero un danno cerebrale causato da mancanza di sangue/ossigeno al cervello) che, generalmente, determinano disabilità permanente, come la tetraparesi spastica.

La vicenda clinica della neonata N.C.

La signora L.S. si ricoverava presso il reparto di Ostetricia II di un noto ospedale di Roma con la diagnosi di “primigravida oltre il termine”. Dai dati in cartella si evince che la gravidanza ha avuto un decorso regolare.

La visita ostetrica all’ingresso rileva ”collo posteriore conservato chiuso, pp fuori scavo pelvico, MAC integre, F.U. corrispondente, C.U. non contratto, CTG normoreattivo, non presente attività contrattile uterina.”

L’esame obiettivo generale è nella norma cosi come l’anamnesi non rileva patologie degne di nota. Nella cartella ostetrica sono riportati correttamente i dati della gravidanza, (40w+6D), la visita di accettazione ed il partogramma: da quest’ultimo si ricava che la paziente in travaglio ha una fase dilatante di circa 14 ore con un livello della parte presentata che essendosi mantenuta a lungo al livello -1, raggiunge il livello + 1 dopo un’ora e tale rimane fino per ulteriori tre ore circa.

Da questo momento, come si può leggere nella cartella clinica, si decide di applicare la ventosa a dilatazione completa e PP cefalica+1 L.A: chiaro Svuotamento della vescica e trazione sul vacuum insieme con le spinte materne e contrazioni uterine ..progressione (?) della testa dal livello +1 a livello +3. Episiotomia. Arresto della progressione della testa a +3 di livello, CTG in continuo e BCF 135 BPM. Perdita del vuoto del Vacuum e distacco.

Vista l’impossibilità di intervenire a taglio cesareo a causa del livello della testa fetale si decide di riapplicare il Vacuum ed effettuare manovra di Kristeller.

Si ha della testa in rotazione sacrale con due giri di funicolo attorno al collo ed arto associato con gomito che si blocca sotto la sinfisi: estrazione difficoltosa del corpo fetale. La neonata viene affidata alle cure del neonatologo presente al parto. La neonata ha peso 3400, lungh 53 CC 36 apgar a 1’ A 5’ Intubato.

La bambina alla nascita mostra i segni dell’asfissia intrapartum A circa tre ore di vita viene trasferita presso l’UTIN dell'Ospedale BG di Roma dove viene sottoposta ad ipotermia terapeutica ed altri trattamenti e dimessa con programma di Follow up multidisciplinare SIN e diagnosi alla dimissione di “asfissia perinatale grave, insufficienza respiratoria, encefalopatia ipossico-ischemica, convulsioni, coagulopatia, insufficienza renale acuta transitoria, ipotensione arteriosa, disfagia, reflusso gastroesofageo, cefaloematoma”.

La neonata inizia quindi un programma di riabilitazione sul territorio di residenza presso il centro Ri.Fi. di Fiumicino, attraverso sedute fisioterapiche domiciliari di 5 giorni a settimana per disturbo psicomotorio in esito a grave asfissia neonatale.

All'età di tre mesi, N. viene nuovamente ricoverata in regime d'urgenza con diagnosi di convulsioni in lattante con pregressa grave asfissia neonatale. Durante la degenza, durata due settimane, vengono tentate varie terapie per il controllo degli spasmi epilettici senza una completa risoluzione. Alle dimissioni avvenute viene posta diagnosi di encefalopatia epilettica e prescritto ciclo di ACTH a livello domiciliare.

La bambina attualmente è affetta da tetraparesi ipoposturale in encefalopatia epilettica, disabilità intellettiva grave, si alimenta mediante PEG, ed è in trattamento per gli episodi convulsivi. Esegue sedute di fisioterapia e psicomotricità quattro volte alla settimana.

La valutazione fatta dal nostro studio e la richiesta di risarcimento del danno

Lo studio legale Gallo, ricevuta la documentazione sanitaria del caso, ha proceduto ad un’analisi preliminare mediante propri consulenti medici, un ginecologo ed un neonatologo

Le condotte mediche errate

Attraverso la detta analisi sono state individuate le seguenti carenze assistenziali:

  • Il tracciato CTG indicava alterazioni del battito cardiaco fetale da un’ora e venti minuti prima della nascita sino alla nascita: si tratta di decelerazioni successive e profonde suggestive di un tentativo di progressione della PP presentata che (come descritto nel partogramma) è rimasta ferma a + 1.
  • La decisione di applicare il vacuum a testa al medio scavo (non profondamente impegnata) e dopo circa 1 ora di attività cardiaca fetale obbiettivamente “non rassicurante”.
  • La gestante era sottoposta a manovre di Kristeller

Le condotte mediche sopra elencate configurano profili di colpa medica durante il travaglio. In questa fase, ma già da quando il BCF mostrava segni di allarme, avrebbe dovuto essere presa in considerazione ed attuata una modalità alternativa di parto.

Il nesso causale

La scheda di rianimazione alla nascita della piccola non da adito a dubbi sul nesso di causalità tra la dinamica del parto e il danno ipossico: “bambina nata da parto distocico (numerose applicazioni di ventosa Kiwi). Alla nascita cianosi pallida, assenza di battito cardiaco, e di attività respiratoria.

La neonata appare areattiva e marcatamente ipotonica. Previa aspirazione delle prime vie aeree da liquido chiaro, si ventila in maschera con neoPuff (FIO2) per circa 30 secondi, si assiste a graduale comparsa di attività cardiaca in assenza di attività respiratoria spontanea. Pertanto si procede ad intubazione orotracheale. FC>100 mpm, SaO2 40% gradualmente risalita fino a 92-94% dopo 15 minuti di ventilazione.

Si riduce gradualmente la FiO2 fino a 0,6. Midriasi Fissa. Si esegue emogasanalisi da cordone ombelicale a circa 20 minuti di vita della neonata. Si trasporta in TIN Tutte le manovre rianimatorie sono state eseguite con isola neonatale spenta”.

Il referto del predetto esame EGA da cordone ombelicale, facente parte della cartella clinica della neonata, riporta i seguenti valori: pH = < 6.80, pCO2 = 94, HCO3 = incalcolabile.

I dati clinici neonatali deponevano tutti per una asfissia verificatasi nel periodo durante il parto, foriera di danno cerebrale, e non erano ipotizzabili fattori intervenuti precedentemente nella gravidanza. Il danno, che infatti si è verificato, avrebbe pertanto potuto essere evitato attraverso una condotta medica corretta.

Dalle considerazioni innanzi svolte risulta, pertanto, inequivocabile il nesso di causalità fra la condotta censurabile dei sanitari che ebbero ad assistere durante il parto la mamma della piccola N.C., l’insulto perinatale ed il conseguente gravissimo danno funzionale e neuromotorio da lei patito.

La richiesta del risarcimento

Lo studio legale Gallo, ottenuta la perizia medica da parte dei propri consulenti, dietro mandato dei genitori della piccola NC inviavano alla struttura sanitaria responsabile una lettera di intimazione di pagamento e di costituzione in mora, con la quale si chiedeva alla struttura sanitaria di provvedere, entro e non oltre il termine di 10 giorni, a risarcire ai genitori della bambina tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali patiti e patendi dalla bambina stessa e, di conseguenza, da loro medesimi.

Veniva con ciò avviata la battaglia legale che tre anni dopo si concludeva con l’ottenimento del risarcimento da parte della piccola e dei suoi genitori.

La causa di merito in Tribunale e l'ottenimento del risarcimento

La struttura sanitaria, nonostante la perizia del consulenti del Giudice fosse favorevole alla parte danneggiata, non formulava alcuna offerta di risarcimento.

Lo studio legale Gallo, dietro incarico dei genitori della bambina promuoveva un giudizio di merito volto all’ottenimento di una sentenza di condanna nei confronti della struttura sanitaria a risarcire, tra l'altro, i seguenti danni:

  • il danno alla salute e da perdita di capacità di lavoro e il danno morale della bambina
  • il danno morale, esistenziale e da spese per l’assistenza dei genitori
  • il danno psichico della mamma.

Nella fase iniziale del procedimento il giudice formulava una proposta conciliativa nella quale proponeva versarsi un importo per risarcimento mediante pagamento da effettuarsi per oltre la metà mediante rendita vitalizia mensile da distribuirsi nell’arco di circa 80 anni e fino a che la bambina fosse rimasta in vita.

La detta proposta, se accettata, avrebbe comportato il rischio, in caso di morte anticipata della bambina, di ottenere un risarcimento esiguo.

La parte ricorrente rifiutava pertanto la detta proposta e, dopo lunghe trattative, raggiungeva con la struttura sanitaria un accordo che prevedeva il versamento alla piccola N.C. ed ai propri genitori, in due anni, di un importo di 2.250.000 Euro.

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